LA GENTILEZZA

 

Bonaventura Tecchi (1896-1968), un interessante scrittore del Novecento – a torto – quasi dimenticato, scrisse queste 8 significative parole: «Per me non esiste vera religione senza l‟idea degli “altri”; anzi ogni senso di religione comincia solo quando c‟è un desiderio di vincere se stesso, di pensare agli “altri” o a un “Altro”, che è più su di noi: di un sacrificio di sé» (Il senso degli altri, p. 239). Vorrei infine additarvi, in particolare, uno dei “sentieri” dell’amore cristiano. Mi riferisco alla gentilezza: un bene che sta diventando piuttosto raro, tanto da esserne urgente il recupero: «Ogni tanto – scrive il Papa nell’enciclica Fratelli tutti – si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene i conflitti… Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa  cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee» (n. 224). Percorrere quotidianamente e con sincerità il sentiero della gentilezza, è un’esperienza che appaga sia chi la dona sia chi la riceve. Ed è bello sperimentare come con la gentilezza si incrocino sempre tutti gli altri sentieri della carità.